Così è cominciato tutto
“Vediamo, da dove posso iniziare…”
Questo è stato il ritornello dei primi giorni di ricerca. L’inizio è sempre problematico per me. Mi carico di un’ansia estrema che mi ripete in continuazione: è un attimo ed uno solo quello che si può cogliere per partire. Ready. Set. Go. Non prima e non dopo.
Mi sono detta: drizza le antenne, raccogli ogni piccola briciola che Pollicino ha sparso lungo il sentiero e fanne tesoro per la tua penna, prima che diventi per gli uccelli cibo per i loro becchi. Cercando di entrare in contatto con qualcuno che fosse non più ferrato di me (è impossibile essere “ferrati” in una materia ancora così giovane e malleabile come la letteratura elettronica), ma che almeno ne avesse sentito parlare o avesse sperimentato qualcosa, mi sono imbattuta nella Poesia Concreta, un movimento nato nella prima metà degli anni Cinquanta in Brasile attorno alla figura di Haroldo de Campos. Suo è il Manifesto che diede il via a questo fenomeno, gradualmente diffusosi anche in Europa.
“The concrete poet sees the word in itself – a magnetic field of possibilities – like a dynamic object, a live cell, a complete organism, with psycho-physico-chemical properties, touch antennae circulation heart: live.”
Questo era più o meno quello che stavo cercando, sentivo di essere vicina, ma avevo la sensazione che la letteratura elettronica fosse qualcosa di diverso. La Poesia Concreta condivide con quest’ultima, a mio avviso, l’amore e il bisogno della parola viva, sente l’impulso vitale che viene da dentro la pagina e cerca di farlo esplodere tra le mani e negli occhi di chi legge. Si rifà esplicitamente ai Calligrammi di Apollinaire, a Finnegans Wake di Joyce, ma è proprio per questa parentela ancora troppo esplicita con la carta che non faceva esattamente al mio caso.
In quanto preda facile della curiosità e convinta sostenitrice della serendipità che ti viene sempre a cercare tra gli scaffali della biblioteca, ho cercato di entrare nello spirito di questo movimento, di capire cosa ci fosse di “concreto” nella loro poesia – e nella letteratura in generale.
Edwin Morgan (nella foto) è stato il mio incontro fortunato. Poeta scozzese, uno dei maggiori esempi di Poesia Concreta in Europa. Sfogliando una sua raccolta di poesie, “From Glasgow to Saturn” ho trovato alcune biricole sopravvissute ai pennuti famelici: “The Computer’s First Code Poem” e “Pleasures of a technological university”. Mi batteva il cuore solo a leggere i titoli. Ci siamo.
Così è (ri)cominciato tutto
Purtroppo ho dovuto abbandonare Morgan e la poesia concreta – come ho detto non era esattamente quello che stavo cercando. Ma oltre ad aver scoperto un poeta meraviglioso – vi consiglio la “Song of an apple” – questo incontro mi aveva lasciato una certezza: la tecnologia non è il moderno Frankenstein che sfugge di mano al suo creatore, non sempre complica la vita anzichè semplificarla e soprattutto non è il simbolo della decadenza e della pigrizia intellettuale dell’uomo. O comunque, non sempre. E’ vero, qualche volta mette a dura prova la pazienza: ci si sente ridicoli a provare a discutere e litigare con una macchina che quando è gentile ti apre una finestra in cui puoi solo cliccare OK, o che più spesso si prende l’ultima parola con il numero magico 404, e chiuso il discorso. Si crea una forma di stress “elettronico” che non ha uguali.
Convinta di non essere solo io a credere nelle innumerevoli potenzialità della letteratura anche nell’era digitale e rinfrancata dai “piaceri dell’università tecnologica” di Morgan, ho deciso di non avere paura della tecnologia e anzi di sciogliere il nodo gordiano della lotta tra carta e bit, se di lotta si può parlare, visto che l’avversario non risponde né si arrabbia, ma testardamente ripete sempre la stessa solfa.
Così nato questo progetto di tesi, che si articola in tre parti: la prima è il classico volume cartaceo – ovviamente non presente qui – è il lavoro di tesi in quanto tale, che però sto traducendo in inglese e mettendo online; data la natura dell’argomento, ho deciso di affiancarlo con questo sito/blog, in cui cercherò di esporre i principi chiave della letteratura elettronica a chi ne vuole sapere un po’ di più, di fornire i rimandi necessari per approfondimenti più dettagliati da fonti più autorevoli, e soprattutto dare la possibilità di commentare e replicare per rendere l’argomento veramente vivo; da ultimo, mi sono cimentata in un tentativo di letteratura elettronica, senza alcuna pretesa letteraria, solo per provare cosa “Letteratura Elettronica” significhi e come si possa costruire.
Per capirci:
“Electronic literature arrives on the scene after five hundred years of print literature…Readers come to digital work with expectations formed by print, including extensive and deep tacit knowledge of letter forms, print conventions, and print literary modes. Of necessity, electronic literature must build on these expectations even as it modifies and transforms them”
Chi tratta di letteratura elettronica sa bene, come spiega anche K. Hayles, di dover presto o tardi fare i conti con una lunghissima tradizione cartacea, e quindi con il fatto che l’idea che abbiamo di letteratura sia strettamente connessa con le proprietà e le caratteristiche del mezzo stampa. Ma è proprio nel mezzo che sta la differenza: abbandonare la carta e utilizzare il supporto digitale significa avere a disposizione delle potenzialità diverse, dei percorsi ulteriori. Non per forza migliori, ma innegabilmente diversi.
A questo punto è necessaria una precisazione – non sopporto le definizioni brutali, ma credo sia il momento di delineare una distinzione fondamentale: quando dico “Letteratura Elettronica” non mi sto riferendo alla digitalizzazione di opere cartacee. O meglio, ebooks e altri prodotti simili sono sicuramente da includere in questo nuovo panorama letterario-tecnologico, ma sono da intendere come versioni aggiornate dei loro parenti cartacei. Quando dico “Letteratura Elettronica” mi riferisco a qualcosa che con la carta non ha nulla a che fare, che è profondamente dipendente dal mezzo in cui si esprime, e per cui stamparlo significherebbe snaturarlo, prosciugarlo della sua linfa vitale che non è fatta di inchiostro ma di impulsi 0/1. Detto in maniera più tecnica:
“A distinction ought to be made between digitized works and digital works. A digitized work is a work conceived for another medium (the printed medium for example), but made accessible on a digital medium. A digital work is a work specifically created for the computer and the digital medium and it exploits some of their characteristics: hypertext technology, multimedia, interactivity”.
Lit-Liv
Insomma, per concludere queste considerazioni iniziali: Lit-Liv è il mio bisogno di sapere che la letteratura è viva anche nell’era digitale, che ancora vibra di parole umane, ma impreziosite da suoni e immagini; che chi legge non sta solamente girando le pagine di un libro, la freccia del mouse è il tuo dito indice che scorre sulle parole e con una leggera pressione apre mondi, i cavi sono le tue braccia che si allungano per chilometri e chilometri al ritmo di piccoli bit.
Tra i “piaceri” che nominavo sopra dunque c’è sicuramente la certezza sempre più lampante che la letteratura è viva anche fuori dalla carta, anzi: l’era digitale le dà la possibilità di arricchirsi di suono e immagine, amplificando l’esperienza sia dell’autore sia del lettore.
Ecco com’è fatta un’ “università tecnologica”: si apre a queste novità, accetta di riconoscere anche le versioni contemporanee degli insegnamenti tradizionali e anzi guarda ad esse con curiosità e senza pregiudizio, senza cassarle a prima vista perché troppo nuove o ancora troppo giovani per essere inserite in un canone riconosciuto. In questi tentativi azzardati, talvolta anche fallimentari, si trova la prova che il sapere e la conoscenza stanno andando avanti anche se con altri mezzi e con altre forme.
P.S. – Precisazioni Sostanziali
- La lingua: la maggior parte di questo minisito sarà per la maggior parte in inglese. Mi trovo a New York in questo momento (1.30 pm, Monday, September 13, 2010), e l’influenza di questo posto si fa sentire. Alcune parti – come questa –saranno in Italiano, quelle che ritengo fondamentali per capire l’assetto generale del progetto.
- Perchè sto facendo tutto ciò: in questo spazio cerco di dare la mia idea di letteratura elettronica, fornendone esempi, qualche definizione, tanti tentativi di avvicinarmi ad essa nella maniera più rispettosa possibile: non sono un critico letterario, sono solo una studentessa alle prese con la sua tesi, che non ha voluto battere sentieri conosciuti ma ha deciso – forse un po’ in maniera azzardata ma senza assolutamente alcuna presunzione – di esplorare altri meandri della letteratura, ancora poco noti, in cui talvolta si può solo navigare a vista. “Spero trovar pietà nonché perdono” se alcuni punti saranno oscuri, incerti, sospesi. Ma dove saranno lacune spero nasca la curiosità di colmarle e di continuare a cercare, se non di trovare risposte, almeno di farsi le domande giuste – come disse qualcuno.
Che dire… che tu fossi una gran mente l’ho capito sin dal primo giorno di università e tutto questo mi sta confermando la prima impressione… qua in Italia si sente particolarmente la tua mancanza e tutti contiamo i giorni che ci separano dal tuo ritorno… abbila un po’ di presunzione Benji perchè te la puoi permettere… sei una grande persona e quello che ti differenzia dalle altre che si ritengono dei gran geni è proprio questo: il fatto di non ostentare niente e non essere presuntuosa, ma sempre pronta a dare una mano e a farsi in quattro per chi ne ha bisogno (parlo per esperienza diretta)… è per questo che ti dico che sono contenta di tutto questo e che spero vivamente che una volta tornata in patria tu abbia tutto il materiale di cui hai bisogno… sicuramente meglio di me che ho la tesi quasi finita ma un professore che praticamente non me la legge!
In bocca al lupo per tutto (potrei essere più volgare come al solito ma forse è meglio non eccedere in certi casi!!!)
Goodbye my sweet Benji
Love
CS
Fascinating.
I really can’t stop reading. This was a wonderful idea- I really mean full of wonder. This research is something we should bring also in non- tecnological universities (like ours, in Italy- alas!).
We would finally have the chance to find out that literature is really aLIVe and continuosly evolving!
But would that be possible?
Maybe not now- with all these problems we have…- but then, when?! Later on? Though, in that case, we wouldn’t be part of it.
I think we should participate, as you gave us the opportunity to deal with these problems, NOW. Not tomorrow.
Keep on goin’
C
C
Thank you, Chiara, I’m glad to read your words.
The point is, if there are people who still see technology as the demon who will spoil us, nothing in the academia will improve. Universities shouldn’t be the place where dusty, rusty culture resists, but where new ideas are free to blossom in a stimulating environment.
Criticisms do not help us going much further, though. I hope this work will be of some use not only for elit itself, but also for let people enjoy “the pleasures of a technological university”, which doesn’t mean “non-human”, it means fascinating, cross-cultures and countries, probably free.
See ya.